L'ultima frontiera | GIOVANNI SPAGNOLI | Maria laura Spagnoli

L'ULTIMA FRONTIERA

 

Venerdì 10 Maggio, in seconda serata, è andato in onda il settimanale del TG1 "Frontiere", che si ripropone di portare a conoscenza del pubblico televisivo più attento situazioni e problemi che interessano l'intera razza umana e spesso di una gravità che rasenta -e talora supera- il limite della credibilità.

In effetti, quanta gente è disposta a credere che sulla superficie del nostro pianeta esistano vastissimi territori ormai irrecuperabili per la frequentazione umana, a causa di contaminazioni nucleari e batteriologiche dovute a decenni di esperimenti condotti con colpevole incoscienza da diverse nazioni?

E quanti arsenali di sostanze letali e depositi di scorie radioattive sono disseminati sulla superficie terrestre in condizioni di sicurezza assolutamente precarie?

La puntata del venerdì scorso si è soffermata ad illustrare l' attuale qualità di vita di alcune popolazioni che vivono -meglio sarebbe dire sopravvivono- fra Uzbekistan e Kazahstan, in prossimità del Lago Aral, che, per lunghi decenni, servì da obiettivo per esperimenti di guerra nucleare e batteriologica, utilizzando come base una sua isola che, a causa del progressivo ritiro delle acque, è ormai raggiungibile via terra, con gravissimo pericolo di contaminazione per quanti si azzardassero ad inoltrarsi in quella regione, dove giacciono sepolti anche enormi quantitativi di materiale batterico letale per l'essere umano.

L'operatore si è, fra l'altro, soffermato su alcune immagini di persone nate con malformazioni spaventose, a causa delle radiazioni nucleari. In un museo, erano conservati, in recipienti di vetro, immensi in un liquido, numerosi feti dall'aspetto orripilante. Ma vi sono anche dei sopravvissuti. Uno di essi, di un'età indefinibile, aveva, al posto del viso, delle mostruose escrescenze carnose che, dalla fronte, ricadevano sul davanti, occludendo le orbite che non avrebbero mai potuto contenere dei bulbi oculari: immagini che, un tempo, si sarebbero tenute lontano dalla vista di qualsiasi gestante. Quell'infelice, durante la ripresa, suonava uno strumento simile alla balalaika.

In quelle plaghe, dove fino a qualche decennio addietro, sorgevano dei fiorenti centri di ricerca, pur volti alla costruzione e stoccaggio di ordigni di morte, in seguito allo smantellamento delle relative strutture imposto dal nuovo corso della politica russa e, allo stesso tempo, mondiale, sembra ora di aggirarsi fra città semideserte, in un mondo di fantasmi, in cui, fra gli altri, si vedono vagare scienziati atomici e chimici ormai disoccupati, ben disposti a poter prestare la loro opera a chi gliene facesse richiesta.

Il livello di vita è, per la stragrande maggioranza della popolazione ancora presente, oltre il limite di sopravvivenza, con un reddito medio pro-capite di 2 dollari al mese!

Con grande trepidazione, c'è da chiedersi: quanti luoghi simili a quello sopra descritto vi sono sparsi sulla superficie della Terra? Dall'Europa all'Asia, all'Africa, alle Americhe, nelle zone del Pacifico ed ovunque questo essere intelligente chiamato uomo abbia voluto dare prova del suo potenziale distruttivo, quanti spazi sono stati per sempre sottratti ad attività produttive, volte al sostentamento ed al miglioramento delle condizioni umane, per essere irrimediabilmente condannati a restare "off-limits"?

Nel filmato in onda venerdì veniva mostrato in quali precarie condizioni di sicurezza vengano conservati, in numerosi frigoriferi in tutto simili a quelli usati dalle nostre massaie quarant'anni or sono, posti in una stanza chiusa a chiave ed affidata ad un custode, migliaia di provette contenenti virus di malattie letali, fra le quali il tanto paventato carbonchio.

Ma un quadro così poco confortante per quale coefficiente numerico dovrebbe venir moltiplicato, per darci un'idea abbastanza approssimativa della realtà?

Quante cose ignoriamo -e sempre ignoreremo- che potrebbero rappresentare l'ultima frontiera dell'Umanità?

 

(Giugno 2002)

© Giovanni Spagnoli 2013