Come ti erudisco il pupo | GIOVANNI SPAGNOLI | Maria laura Spagnoli

COME TI ERUDISCO IL PUPO

 

Era questo il titolo di una rubrica che, molti decenni or sono, veniva puntualmente pubblicata su di un giornale umoristico dell'epoca. Non ne ricordo l'autore, che però figurava fra i principali umoristi del tempo. Trattava -naturalmente con verve comica- di argomenti che riguardavano come presentare, in chiave educativa, al figlio in fase di sviluppo mentale, avvenimenti e situazioni che di "educativo" in senso stretto avevano ben poco.

Sono ormai lontani i tempi del primo dopoguerra, nei quali si cominciavano a vedere in giro sui cartelloni e nelle edicole dei giornali, le prime innocenti "donnine" prosperose e discinte, che fecero esclamare, ad una vecchia zia dotata di "sani principi morali", ma fornita altresì di una voce dai timbri acuti assai elevati: "A questo punto siamo arrivati?", tanto da far voltare parecchie persone che transitavano nei paraggi ed arrossire nel contempo una sua giovane nipote, che camminava insieme a lei e che volle dare agli astanti l'impressione di non conoscere la "scomoda" zia.

Ma se la morale alquanto bigotta degli anni quaranta, a distanza di tanto tempo, può sembrarci definitivamente e -direi- giustamente superata, non mi trovo d'accordo con alcune manifestazioni di pessimo gusto ed altamente diseducative, alle quali possono accedere anche i giovani che hanno appena raggiunto l'età della ragione.

Mi riferisco ad un episodio occorsomi alcuni giorni or sono, in una visita -con figli e nipoti- alla "Città della Domenica" di Perugia.

In una sala giochi, aperta a tutti, ebbi modo di assistere alle immagini trasmesse da un imponente video-gioco che, pur non essendo azionato, trasmetteva delle immagini che, per la loro allucinante crudezza, mi hanno violentemente disgustato.

Si trattava di un'azione -presumibilmente di guerra o di guerriglia- nella quale alcune persone, dotate di armi da fuoco estremamente potenti, sparavano su altri individui che venivano orribilmente mutilati, dilaniati e smembrati dai colpi, con grande effusione e compiaciuta esibizione di pezzi sanguinolenti che schizzavano da tutte le parti.

Non sono uno psicologo ed ho ormai superato l'età dell'educatore, ma mi chiedo che bisogno ci sia di mostrare soprattutto ai giovani, massimi fruitori di tali apparecchiature, immagini tanto crude e feroci  soprattutto al giorno d'oggi, in cui in tutto il mondo carneficine e massacri sono sotto gli occhi di tutti, e ci sarebbe piuttosto bisogno di tentare di risolvere i tanti problemi di sopravvivenza che assillano l'intera umanità, con la partecipazione di tutti, il reciproco aiuto e la comprensione delle ragioni altrui.

Non può -come temo- nuocere ad ogni individuo ed in particolare alle giovani menti delle nuove generazioni questa costante, progressiva e martellante propaganda della violenza e della distruzione?

E' di questi giorni la notizia che un diciannovenne tedesco, con una pistola ed un fucile a pompa -la stessa arma del "gioco" televisivo?- ha ucciso diciassette persone prima di venir bloccato dalla polizia.

Forse sono troppo in là con gli anni, per comprendere la funzione "educativa" di alcuni video-giochi e cos'altro si nasconda -oltre all'interesse economico- dietro simili manifestazioni di brutalità che, a mio avviso, andrebbero energicamente combattute ed eliminate, ma non ho potuto fare a meno, nel vedere tali orripilanti immagini, di escamare anch'io, come la vecchia zia: "A questo punto siamo arrivati?!".

 

P.S. - Debbo alla cortesia del Dr. Luca Lamperini l'identificazione dell'Autore della rubrica sopra accennata, che figurava su "Il Travaso delle Idee" ed era dovuta alla penna fantasiosa e caustica di Luigi Lucatelli, che, in un pittoresco, quanto arzigogolato dialetto romanesco, faceva parlare un personaggio di sua invenzione: Oronzo E. Marginati, dove la iniziale del secondo nome E. voleva certamente integrare il cognome, che ne risultava, così, Emarginati, che bene illustrava le vicende di un povero cristo in balìa di eventi più grandi di lui.

 

(Maggio 2002)

© Giovanni Spagnoli 2013