L'EREDITA' DI ORIGENE

 

In nessun momento della storia dell'Uomo come in questo ultimo scorcio del secondo millennio, il futuro destino della razza umana e la stessa possibilità di sopravvivenza di ogni forma di vita sul nostro pianeta rappresentano -certamente non a torto- le maggiori preoccupazioni delle menti raziocinanti.

Tuttavia, l'enorme balzo in avanti dell'evoluzione scientifica negli ultimi cinquant'anni, che ha creato ed imposto le necessità del soddifacimento di sempre nuove esigenze di comodità e di progresso, poco lascia sperare che l'allarme suscitato da coloro che la pericolosità di una simile evoluzione vorrebbero venisse presa seriamente in esame, consenta di evitarne gli irreversibili effetti di degrado sull'intero ambiente terrestre, acquatico ed atmosferico.

E' come se l'umanità, pur consapevole che la strada che sta percorrendo la porterà inevitabilmente verso la propria distruzione, sia dominata da una forza irresistibile alla quale non si ritenga in grado di ribellarsi.

Come se non bastasse assistere passivamente al progressivo deteriorarsi della vivibilità umana, dovuto all'inesorabile moltiplicarsi delle esigenze di un'esistenza sempre più "progredita", siamo incredibilmente obbligati  ad assistere a tante forme di incosciente quanto volontario autolesionismo, che difficilmente potrebbero trovare spiegazione altrimenti che come deliberata volontà di autoannientamento, mossa da pura follia; tanto da giustificare il detto: "Deus, quos perdere vult, dementat".

Come spiegare altrimenti che, oltre al progressivo inquinamento atmosferico da monossido di carbonio, ossidi di azoto, anidride solforosa, clorofluorocarburi, fumi industriali et similia, con conseguenti effetto serra, buco nell'ozono, piogge acide, etc., all'impoverimento e al degrado della fauna e della flora, dovuti ad accumulo di rifiuti, di scorie industriali e di materiali radioattivi, all'inarrestabile distruzione delle foreste e desertificazione delle aree già un tempo recente occupate da zone verdi, sia possibile assistere al deliberato riversamento in mare di centinaia di migliaia di tonnellate di petrolio greggio (come avvenuto nella guerra del Golfo), o alla volontaria ripresa della caccia alle balene dell'artico e degli esperimenti nucleari negli atolli corallini? E, senza bisogno di allontanarci troppo da casa nostra, che dire degli attentati contro il patrimonio artistico, degl'insensati incendi dei maggiori teatri lirici e di quelli provocati da un irrazionale quanto malinteso senso di ribellione contro l'istituzione di parchi naturali?

L'umanità non si contenta più di subire passivamente le conseguenze della propria imprevidenza, ma sembra voler addirittura accelerare la sua fine, con incredibili azioni di mirato autolesionismo.

A torto, il filosofo Origene alessandrino, vissuto nel III secolo d.C., è passato ai posteri come colui che, per far dispetto alle donne, si sarebbe volontariamente procurato l'automutilazione degli attributi maschili.

Ossevando l'irrazionale comportamento dell'umanità in questa fine millennio, non viene il sospetto che la presunta eredità di Origene sia stata largamente accettata?

 

(Ottobre 1996)