LA LEZIONE DI FIDO E TOM

 

Camminando lungo l’Amerina in direzione di Narni, prima di giungere alle “Colonne”, qualche tempo addietro, mi capitò di passare lungo un piccolo giardino erboso, nel quale potei osservare una scenetta che letteralmente mi deliziò. Un bel cagnolone dal pelame chiaro, leggermente fulvo (che chiamerò “Fido”) era accovacciato sull’erba, mentre un gatto, quasi dello stesso colore, (che, del pari, chiamerò “Tom”) faceva intravedere la testa che spuntava da dietro il dorso del cane. Mi fermai interdetto per un attimo, ma ciò bastò ad allarmare il micio, che si allontanò di corsa.

Favorevolmente sorpreso da tanta amichevole intimità fra le due bestiole, appartenenti a due specie notoriamente e tradizionalmente poco compatibili fra loro, volli prestare attenzione, quando tornai sui miei passi, se ciò che avevo veduto poco prima poteva confermarmi l’impressione avuta precedentemente circa i loro reciproci rapporti. Arrivato allo stesso punto, notai che la coppia era di nuovo insieme: addirittura il gatto era acciambellato contro il corpo del cane, che lo teneva raccolto fra le sue zampe. Non c’erano dubbi: le due bestiole, oltre a vivere d’amore e d’accordo fra loro, erano legate da vincoli di sincera amicizia.

Allora mi soffermai a riflettere su quanto -da sempre- accade all’interno della razza umana, fra gl’individui appartetenti a quella stessa specie scientificamente definita “Homo sapiens sapiens”, il cui senso letterale potrebbe sollevare molti dubbi che il suo autore non fosse privo di una buona dose di ironia. La prima cosa che mi venne in mente fu la definizione datane da Plauto nell’ “Asinaria”, la cui parafrasi più nota suona: “Homo homini lupus”: l’uomo si comporta come un lupo nei confronti dell’altro uomo e quanto sia vero tale affermazione può venir confermato aprendo un qualsiasi libro di storia o il primo giornale che ci capita fra le mani.

Tutta la storia dell’umanità ne è una costante conferma. Per citarne alcuni esempi, dall’epoca delle crociate e delle varie guerre sante, alle due grandi guerre mondiali e all’odierno terrorismo, non v’è stato che un continuo alternarsi di odio e vendette nei confronti dei propri simili. Dante lamentava -rivolgendosi direttamente all’Italia- che in essa

“... non stanno senza guerra

li vivi tuoi e l’un l’altro si rode

di quei che un muro ed una fossa serra”.

Così. fin dall’origine della razza umana, -Caino ed Abele insegnano- non è stato che un susseguirsi di uccisioni, sterminii e genocidi, dalle civiltà precolombiane, agli armeni, ai curdi, agli ebrei dei giorni più prossimi a noi, con episodi di razzismo e di intolleranza che hanno raggiunto le più alte punte di atrocità e nefandezze,  lasciandoci atterriti ed increduli che mente umana sia potuta giungere ad estremi di tanto efferata ferocia, come, -solo per citare un recente esempio- la deliberata uccisione di un bimbo bosniaco di sette anni in una strada di Sarayevo, nel 1994, da parte di un cecchino serbo.

E’ notizia del 1° Febbraio 2009, che un branco di giovanissimi balordi hanno pestato un extracomunitario indiano e, dopo averlo cosparso di benzina, gli hanno appiccato il fuoco, motivando il loro gesto con questa agghiacciante dichiarazione: “Lo abbiamo fatto per divertirci”.

Ma di episodi simili ce ne sarebbero da indicare centinaia di migliaia, per confermare ancora una volta di cosa sia capace l’ “Homo sapiens sapiens” nei confronti dei suoi simili.

A questo punto, tornando al comportamento dei nostri “veri” amici Fido e Tom, non ci resta che da ammirare la loro sincera, incondizionata e disinteressata convivenza, accettando, con la massima umiltà, la lezione che ci hanno saputo -e forse voluto- impartire.