DUE RAGAZZE FORTUNATE

 

 

Nel GR1 del 29 Settembre mattina, è stata data notizia che le ragazze Simona Torretta e Simona Pari, rapite in Iraq 21 giorni prima, erano state liberate dietro pagamento di un riscatto di un miliardo di dollari.

La vicenda delle "due Simone" si era così conclusa, dopo aver con ragione tenuto con il fiato sospeso l'intero mondo civile e la loro liberazione ha, altrettanto giustamente riempito di gioia tutti coloro -me compreso- che avevano seguito con angosciante attesa lo svolgersi dei contraddittori eventi che si sono poi, fortunatamente risolti con il loro rientro nelle rispettive famiglie in Italia, dove sono state restituite all'affetto dei loro cari.

Dico "fortunatamente" non a caso.

Infatti, in un paese, l'Iraq, dove il caos regna sovrano, preda di una guerra che, oltre alle numerose perdite umane, ha soprattutto fatto strage di sentimenti, nazionalistici o religiosi che siano, suscitando ovunque desideri di odio e vendetta fra una miriade di clan, tribù, gruppi di difficile o impossibile riconoscibilità e l'un contro l'altro armati, ed in cui il fanatismo religioso e xenofobo ha fatto assistere ai più atroci e bestiali episodi di sangue, le due ragazze italiane, accorse a portare soltanto un poco di sollievo fra le tante miserie materiali e morali suscitate dal conflitto, hanno avuto la "fortuna" di cadere nelle mani di genuini ed autentici delinquenti estorsori, secondo le più convenzionali tradizioni mafiose di casa nostra, ai quali degl'ideali altamente umanitari delle due sequestrate non poteva importare di meno.

Naturalmente, trattandosi di un contesto complesso e difficile come l'attuale scenario iracheno, non sono mancate, da parte di soggetti quasi certamente estranei al rapimento, operazioni di sciacallaggio e diffusione di notizie di presunte esecuzioni delle due sequestrate, atte a tenere alta la tensione ed a coinvolgere in un'atmosfera di terrorismo, quella che, invece, non poteva che definirsi una "normale" operazione di sequesto a scopo estorsivo.

Ed è appunto questo, che ci induce a considerate fortunate le nostre giovani e generose connazionali.

In sostanza, pur dopo la lunga e penosissima attesa, che ha coinvolto emotivamente tutte le nazioni del mondo e le personalità più in vista dei governi civili e di ogni comunità religiosa, suscitando ora speranza, ora sconsolato pessimismo, tutto si è risolto con il pagamento del riscatto, secondo una "prassi", ormai ben nota e consolidata nel vasto mondo della delinquenza comune.

Naturalmente l'ammontare del forte riscatto è risultato proporzionato al rumore suscitato da un avvenimento tanto clamoroso ed enfatizzato, anche se non è mancata qualche smentita in proposito.

Ma tant'è.

Non possiamo, quindi, che compiacerci della fortuna occorsa alle nostre carissime due Simone, augurando loro di poter, almeno per qualche tempo, godere di un poco di tranquillità e meritata serenità in seno alle rispettive famiglie.

Un'ultima considerazione: chi ha pagato il gravoso riscatto? Le nostre autorità, già in un TG della sera del 29, hanno negato che l'Italia abbia sborsato denaro: è da presumere, a questo punto, un intervento americano.

Ed, infine, una proposta che, a molti, potrà apparire forse dissacrante, cinica e provocatoria: perché anche tutte le organizzazioni terroristiche islamiche e non, che hanno eseguito sequestri di persone chiedendo in cambio il ritiro di truppe presenti in Iraq o formulando simili, inaccettabili richieste, invece di farci assistere ad atroci spettacoli di esecuzioni in diretta, non si "limitano" -si fa per dire!- a richiedere il pagamento di somme di danaro agli Stati Uniti?

Lungi da me l'intenzione di fare apologia di reato, ma, illecito per illecito, otterrebbero il duplice scopo di diminuire il prezzo pagato in vite umane, per lo più innocenti ed influire, nel contempo, sul potenziale economico USA.

 

(Ottobre 2004)