BINGO

OVVERO UN SAGGIO DI ASTUZIA CANINA

    

Comodamente adagiato sul divano della stanza di accesso della casetta di caccia sita nel bosco di S.Romana, dopo aver consumato un frugale ma appetitoso pasto, ero intento alla lettura di un piacevole libro, mentre mio figlio armeggiava all’aperto con arnesi da falegname ed il suo cane era sdraiato sul piancito del vano in cui mi trovavo.

“Bingo” -tale è il nome del cane- che, solitamente non mi degnava di particolari attenzioni, riservate -com’è giusto che sia- al suo giovane padrone, ad un certo punto si levò da terra ed iniziò a farmi oggetto di inconsuete manifestazioni, che io interpretai mosse da affettuosa simpatia verso di me.

La bestiola cominciò, infatti, ad appoggiarmi le zampe anteriori sulle ginocchia, con una serie ininterrotta di scodinzolamenti, mentre, con la testa, cercava il mio viso e, con la lingua, faceva numerosi tentativi di leccarmi il naso ed il mento.

Colto di sorpresa da quelle che a me sembravano delle inusitate ma sincere esternazioni di affetto, presi a parlare al cane amichevolmente, accarezzandone la bella testa, nella quale i vivacissimi occhi lasciavano trasparire una non comune intelligenza.

Il mio comportamento rese la bestiola ancor più accattivante nei miei confronti e, per diversi minuti, le effusioni di moine si protrassero da entrambe le parti.

Poi, un poco alla volta, Bingo, con grande circospezione, cominciò a salire, prima con una delle zampe posteriori, poi con entrambe, sul divano dove mi trovavo, prendendo, quindi, possesso, con la maggiore indifferenza possibile, del soffice mobile, sul quale, come seppi da mio figlio, gli era giustamente vietato montare.

Vedendo finalmente il cane quieto e soddisfatto, comodamente acciambellato al mio fiaco, ebbi modo di meditare sulla intelligenza dell’animale, che si era servito di me, per trasgredire ad un severo ordine, gratificandomi di moine che, forse, erano state dettate più da opportunismo che da una sincera affezione e che mi avevano bensì lasciato un po’ di amaro in bocca, ma che produssero, tuttavia, l’effetto di togliermi il coraggio di far scendere Bingo dal confortevole luogo di riposo conquistato con tanta scaltrezza.

 

(Giugno 1997)